martedì 23 febbraio 2010

Io non guardo il Grande Fratello.

Si. Io non lo guardo.
Se è per questo non è il solo programma televisivo che non guardo, ma lo prendo a simbolo di certa televisione spazzatura che considero  come "cattiva maestra".
Lo spunto di questo post nasce da uno di makkekomiko "Ed ora stop al televoto", in cui scoprendoci tutti consumatori ci invita a non effettuare più "una telefonata tipo televoto" e non solo.
Commentando il suo post ho riflettuto sulla rivoluzione silenziosa che quotidianamente si può mettere in atto e quindi torno al mio dissenso verso il GF, per cui nel decennale della sua nascita in Italia non posso non dedicargli una riflessione.
Non avendolo mai visto, posso nominare per sentito dire solamente due partecipanti: Tarricone e Ottusangolo, non che cambi la sostanza della mia stima verso i partecipanti, ma solo per dirvi quanto poco ne sapevo prima di questo post.
Poi non potendo scrivere di qualcosa che non conosco ho iniziato a leggere qua e là per colmare le mie lacune.
Scopro che è un format olandese prodotto dalla Endemol, che da circa 8/9 anni si tiene in 42 paesi nel mondo. E questo mi impressiona e cresce il senso di alienazione che sempre più spesso mi colpisce.
Scopro anche, che oltre al premio in denaro, ma forse molti di voi queste cose le conoscono meglio di me.., molti dei partecipanti sono riusciti ad entrare nel mondo dello spettacolo, un trampolino di lancio insomma.
Decido coscientemente di non andare oltre la ricerca, di non sapere chi l'ha vinto, chi lo ha condotto, ma mi concentro sui dati di share.. picchi superiori al 50%.. 6 milioni di italiani di media!
Aiuto!
Ma in che mondo vivo? Mi domando.
Possibile che molti si illudono di diventare "qualcuno" in questo modo?
E poi cosa vuol dire essere quel "qualcuno"?
Soldi, fama, jazz set, visibilità, televisione, senza saper fare qualcosa... è questo che la gente vuole?
Il denaro semplice, la riconoscibilità per strada, le comparsate in televisione.
E allora mi dico, per vivere in un mondo così, per tutti quelli che come me non vogliono vivere una vita del genere, bisogna avere stimoli diversi, attivare il pensiero critico, diventare coscienti che siamo tutti consumatori e fruitori di servizi, trasformate in esigenze reali, anche se fitizie. Che bisogna distinguersi e non per questo sentirsi "alieni", che tanti piccoli gesti possono fare la differenza, soprattutto per non assopire la coscienza.
A tal proposito mi sento di segnalarvi un libro di Amelie Nothomb "Acido solforico" uscito ormai nel 2005 per Voland che porta all'esasperazione l'idea di reality, perchè ne racconta uno che è un campo di concentramento e l'audience è la società stessa che parla con un'unica voce omologata e che non ha più nè senzo critico (i partecipanti del reality muoiono veramente e nessuno tra il pubblico sembra stupersene...) nè coscienza.    
Mi riprometto, per non assopire la mia e la vostra coscienza, di segnalarvi tante piccole azioni che si possono mettere in atto, per rimanere come Pannonique (la protagonista di Acido solforico), ma con un po' di pragmatismo e un po' meno ingenuità!

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