giovedì 30 ottobre 2008

FOLLIE DI BROOKLYN - Paul Auster

Ho letto le ultime righe di "Follie di Brooklyn" di Paul Auster qualche giorno fa, ma l'amaro che mi ha lasciato dura nel tempo. Un po' è dovuto al dispiacere di avere finito di leggere un bel libro, un po' per come finisce.
Non ho mai amato le storie a lieto fine e stavo per chiudere il libro un po' delusa da quel finale dal sapore zuccherino.. il nostro eroe Nathan Glass si era riscattato dagli errori fatti nella sua deludente vita e gli si prospettava finalmente un po' di felicità, e invece ecco le ultime frasi:

"Erano le otto in punto quando uscii in strada, le otto di quel mattino dell'11 settembre del 2001 - solo quarantacinque minuti prima che il primo aereo si schiantasse contro la Torre nord del World Trade Center. (...) Ma per adesso erano ancora le otto, e mentre camminavo lungo il viale sotto quello splendido cielo azzurro ero felice, amici miei, l'uomo più felice che sia mai vissuto."

Trovo il passaggio dalla finzione al mondo reale un colpo da maestro, inaspettato, che lascia l'amaro della verità, che ci fa ricordare quanto, anche se Auster si è creato i suoi “antenati” (come direbbe Fuentes), siamo tutti, personaggi inventati e esseri umani reali, dentro questa strana "apocalisse" che il mondo moderno sta vivendo. Realtà e fantasia si scambiano di posto e si intrecciano, lasciandoci pensare, per un attimo, che tutto potrebbe essere finzione, o che magari potremmo equivocare, su quali dei due eventi sia quello reale. Purtroppo, non tanto da farci credere che sia stato tutto un orribile sogno, ma per un attimo, la mente si ferma e la confusione resta immobile con un lieve barlume di illusione; anche se nulla, in realtà viene negato, nulla viene cancellato, anzi rimane lì, incollato sulla pagina.

Ho sentito il bisogno di rileggere più volte la frase, perché non riuscivo ad uscire dal mondo “reale” di Nathan, per entrare nel mio mondo “reale”. Soprattutto perché nella frase successiva venivo riportata tra le braccia di Nathan e dentro la sua felicità, mentre guardavo con lui lo splendido cielo azzurro sopra la sua testa, ma già con la consapevolezza che quel cielo non sarebbe stato azzurro ancora per molto.

Nessun commento:

Posta un commento