giovedì 20 agosto 2009

Patrick Dennis, Muriel Barbery, Giancarlo De Cataldo e gli altri

E' vero che le vacanze fanno bene, per il corpo, la mente e soprattutto perchè si ha la possibilità di scegliere cosa fare del proprio tempo.
Gli altri giorni tra lavoro, casa e figli, sembra che la giornata non sia mai lunga abbastanza e che tutto scorre troppo velocemente. Per questo amo molto passare lunghe giornate di villaggiatura a leggere, ho la sensazione di riappropriarmi del tempo che solitamente tolgo alla lettura. Se questo riesco a farlo sdraiata sotto al sole, sono ancora più felice.
E devo dirlo la lettura più piacevole fatta nei giorni scorsi è stata "Zia Mame" di Patrick Dennis (Ed. Adelphi). La storia è veramente avvincente perchè dalle prime pagine si riesce ad apprezzare la protagonista che ha il fascino dell'insolito e dell'inusuale. Si ha la sensazione che appena si finirà di leggere il libro, sentiremo la sua mancanza, e lo ammetto, a me è successo. Tra l'altro si cade nella trappola di credere che sia una persona realmente esisitita, gioco cercato fin dalle primissime pagine; l'intrigo, infatti, lo crea Zia Mame stessa che scrive una lettera all'editore intimandolo di non pubblicare la sua storia, che risulta veritiera, ma non del tutto.
Fascino e divertimento allo stato puro, colto anche dai primi lettori nel 1955, data della prima pubblicazione di questo piccolo gioiello.
Inoltre è stato scritto sotto pseudonimo, quindi si sapeva molto poco di questo Patrick Dennis. Noi, lettori del 2009 siamo più fortunati, leggendo la postfazione, nonostante i misteri vengono svelati, sembra di leggere un libro nel libro.

Ho molto apprezzato, anche la discrezione e l'intelligenza dell'"Eleganza del riccio" di Muriel Barbery (Edizioni E/O). Colto e avvincente quasi come un giallo, raffinanto e signorile come la portinaia protagonista, che nasconde la sua cultura da autodidatta per non allontanarsi dallo stereotipo che pensa di dover rispettare, fino a quando non viene scoperta, da due personaggi che a differenza degli altri conoscono la differenza tra vedere e guardare le persone che ci circondano e che poi sanno andare oltre e pensano che non vivere superficialmente è un valore in cui si può ancora credere. Quante volte tutti noi, camminiamo per le nostre città senza vedere quello che ci circonda, o parliamo con le persone senza sentire cosa veramente ci stanno dicendo? Quando è nata mia figlia, ho riscoperto insieme a lei il mondo, per lei tutto era nuovo e io mi sono lascia coinvolgere da questa meraviglia che è il mondo. Questo libro va oltre questa riflessione, la approfondisce e ne esplora le conseguenze di ciò che significa non rimanere indifferenti agli altri superando ogni cliché, e le scoperte sono veramente da apprezzare.

Acerbo, scritto in un luogo qualunque e troppo simile a un film americano sui serial killer invece "Il suggeritore" di Donato Carrisi. Poco originale, con i soliti poliziotti problematici e troppi reati prima di arrivare alla soluzione nel classico finale circolare che chiude tutte le storie aperte contemporaneamente. Nulla da obiettare su questo tipi di romanzi, sono un'accanita lettrice del genere: Patricia Cornwell fino a "Punto d'origine", Thomas Harris del "Silenzio degli innocenti", John Douglas di "Mindhunter" una vera chicca del genere (per chi non lo avesse letto, Douglas è colui che ha categorizzato le tipologie di serial killer da cui è nata la banca dati di Quantico presso l'Accademia del FBI), diversi titoli di Jeffery Deaver, "Compagni di sangue" di Giuttari e Lucarelli per guardare anche ai nostri scrittori. Questo solo per dire che non è la prima volta che mi confronto con questo genere, ma purtroppo questo libro non ha nulla di avvincente anche se si lascia leggere, l'unico elemento che salverei è l'idea originale del reato difficilmente dimostrabile di cui parla: suggerire a qualcuno di uccidere.

Appassionante e al contrario, realistica la trama de "La forma della paura" di Giancarlo De Cataldo e Mimmo Rafaele, come per Romanzo criminale anche se di fantasia, tocca alti livelli di credibilità.
E' un vero piacere girare le pagine di questo libro che mi è sembrato solo troppo corto.. L'obliquità della differenza tra bene e male è la caretteristica principale di molti personaggi e delineare un confine preciso, come nella realtà, è impossibile.
Fluido e coinvolgente, mi sono alzata solo per andare al bagno.. e molto suggestiva la figura del Comandante.

Di Zafon salvo "Il principe della nebbia", ma lo consiglierei come lettura per adolescenti, per la ricerca dell'avventura e per la freschezza dei sentimenti dei giovani protagonisti. Da non disdegnare quella componente che definirei lievemente horror che caratterizza Zafon. Di "Marina" dello stesso autore salvo gli stessi ingredienti, ma della storia la soluzione l'ho trovata particolarmente bizzarra e veramente fantasiosa, ma non in linea con i miei gusti letterari.

Classico e perfetto giallo inglese che Agatha Christie penso, avrebbe apprezzato, "L'undicesimo piccolo indiano" di Yves Jacquesmard e Jean-Michel Sènècal. Ambientato nel mondo del teatro da attori che mettono in scena Dieci piccoli indiani appunto, il giallo nel giallo, con piantine dell'edificio, appunti da investigatore e sapore di sangue e vendetta. Finale veramente a sorpresa, nonostante spesso scopro chi è l'assassino prima della fine del libro, questa volta non solo ho sbagliato, ma i colpi di scena sul finale sono come fuochi d'artificio, intensi e uno dietro all'altro.

Mi manca solo "Lo scherzo del filosofo" che è rimasto l'unico sul comodino, per fortuna ho ancora una notte di ferie..

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